L’emozione del (primo) Palio

A distanza di anni l’emozione non cambia… 

Quando ci proposero di partecipare alla sfilata del Carroccio come scorta alle armi del Barbarossa per la Contrada di San Bernardino, noi Arcieri del Martello ci sentimmo molto onorati e accettammo. Dentro al gruppo fervevano i preparativi per essere perfetti, abiti, calzature, archi e farete in epoca… Confesso, fui un pochino delusa quando appresi che le arciere non avrebbero potuto sfilare armate per cui solo panieri, brocche e fasci di frecce che le donne recuperano sul campo dopo la battaglia. Si interagiva fra noi per non omettere nulla e l’emozione cresceva aspettando il giorno della sfilata.

Ed ecco, pronti via, tutti in formazione, attenti agli spazi fra sfilanti: davanti, lateralmente, partenza sempre con lo stesso piede, si marcia seriamente come ci insegnavano a scuola ai miei tempi. Attenzione anche a tutte le persone che fanno da cornice lungo le vie della città, che guardano con occhi enormi dallo stupore e compiaciuti dalla bellezza degli abiti, dei cavalli e dalla maestosità dei buoi che trainano il Carroccio.

Poi, il caso ti riserva l’opportunità di far sì che altri possano provare la stessa emozione, così cedi volentieri il tuo posto e li aiuti ad essere belli, i più belli di tutti fra gli sfilanti; e quando li vedi marciare, gli occhi ti si riempiono di lacrime, lacrime di felicità sperando di aver fatto cosa gradita facendo vivere ad altri compagni la stessa emozione che ti riempie il cuore.

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Orsa