Alla via così: dopo un viaggio tranquillissimo, con poco o punto traffico, giungo a Castell’Arquato. Ho un giorno di ritardo, ma cuore, passione e dovere mi hanno spinto a partire.
Attraverso il mercato medievaleggiante, con le bancarelle ancora chiuse, come corolle in attesa che il sole sia più alto in cielo: è domenica mattina presto! Ed eccolo: il nuovo ponte che unisce il Nord ed il Sud, il borgo arroccato e la campagna che, secoli di vomere, ha trasformato in una pianura feconda. Fiume e terra sono dominati dal cielo terso.
Il passo è agevole e, subito dopo l’alveo, si delinea l’accampamento: i Martelli sono proprio là, dove l’impiantito si esaurisce nella terra piacentina. Un impulso d’affetto sgorga improvviso, sollevo il corno e soffio un lungo lamento che, stavolta, non è richiamo, non è dolore, neppure preghiera: è gioia del ricongiungimento.
Calpesto l’Oltre Arda, facce conosciute, facce sorridenti, volti affaticati. Sono i miei compagni d’arme. Sono arrivato a casa.
[Kö da Fér]